venerdì 28 dicembre 2012

BUON ANNO DA SS&C.

Per incominciare bene un anno che si prospetta difficile; ma con l’augurio che tenacia e impegno siano i vostri compagni di viaggio, ecco un bellissimo articolo dal blog di Imma Vitelli su MarieClaire.it.


CAMBIARE VITA
Cronache baldanzose di vite diverse di Imma Vitelli

Hugh e Sophie si conobbero a Damasco. La rivoluzione non aveva ancora travolto la dittatura, e la vita era esotica tra i vicoli della vecchia Medina. Sophie amava trascorrere i pomeriggi a leggere nel cortile della moschea Ummayide; Hugh a bere il tè nel suo con i mercanti. Studiava arabo e lo praticava esercitandosi nei mufawadat, i mercanteggiamenti. Gli dava gusto sapere di quanto, se avesse comprato, lo avrebbero fregato. Erano arrivati con vaghi sogni di gloria, lei da Parigi, lui da Londra, alla ricerca di emozioni e collaborazioni con giornali. Vennero. La fortuna è un mix di ossessione e tempismo; essere appassionati nel posto giusto, in un qualche momento fatale. Loro lo erano. Una sera vagarono per ore senza dire una parola, i loro passi risuonarono, sazi, fino alla cima del monte Qasiyun. Sophie pensò che quello era l’amore: un uomo disponibile all’esplorazione, felice di avanzare in un’incerta direzione. «Life is a working in progress», pensava Sophie. La vita è un cantiere.
Hugh andò in guerra, in Iraq e in Libano e la sua firma comparve sul Guardian e sul Times di Londra. Sophie girò documentari e s’innamorò dell’incredibile arte calligrafa degli arabi. Poi venne la guerra. I posti di blocco, l’ansia, “gli eventi”, le crisi, i massacri. Girarono un documentario sugli artisti siriani; una rappresentazione satirica di come sia possibile resistere con la cultura. Si trasferirono a Beirut, e regalarono vestiti ai profughi, in trappola e all’addiaccio, nella valle della Bekaa. Essendo intelligenti, si fecero domande. «Che cosa voglio?» si chiese Hugh. «Che cosa conta?» s’interrogò Sophie. La gloria, in giornalismo, l’assicura la guerra. Prime pagine, copertine, lo spettacolo dell’orrore che si ripete, senza fine. Hugh si disse che non gliene importava niente, della fama. Aveva dimostrato a se stesso, e a suo padre, di valere qualcosa. E ora? Sophie rispose che, dopo aver sperimentato la follia degli uomini, sarebbe stato bello dedicarsi alla natura. Ma che paura. Ricominciare. Di nuovo? Le crisi, tutte le crisi, epocali o triviali che siano, ci pongono davanti a un muro. Hugh e Sophie avrebbero potuto scegliere, per inerzia, di fare della loro vita il corollario di una tragedia continua. Li abbiamo visti i colleghi anziani, ubriacarsi con metodo, tutte le sere, al bar del Saint George Hotel.
L’altro giorno ho ricevuto una mail di Hugh. Il titolo era: «Vendo il mio giubbotto antiproiettile». Cliccavo, incuriosita e leggevo, nella prima riga: nel 2013 da Beirut a Galle, Guest House sul mare dentro un faro in Sri Lanka. Bello no? E guardate che sono persone normali. Forse solo un po’ più coraggiose, e un po’ più sane. Vi auguro la stessa intrepidezza, la stessa sanità mentale.

2 commenti:

Chiara ha detto...

se fosse così facile scegliere di fare solo ciò che ci fa sentire bene, saremmo tutte persone più felici. La paura di oltrepassare quel limite in cui ci sentiamo "rassicurati" solo perchè lo conosciamo, è ciò che frena il nostro cambiamento. Oltre quel muro, può esserci qualcosa di meraviglioso. Ma soprattutto, penso che anche la strada che ci porta altrove, valga già da sola la pena di essere percorsa. Auguri a me stessa e a tutti per un vero cambiamento.
LG

Nonna ha detto...

Davvero un ottimo blog.