Ci sono vite che rendono il mondo un posto migliore, e morti che lo condannano, almeno per un po', a fare i conti con i propri limiti. È il caso di Aaron Swartz, suicidatosi a soli 26 anni, nella sua casa di Brooklyn a New York. A portare il paladino della libertà di informazione, o meglio del libero accesso alle informazioni, è stata una terribile combinazione di bullismo governativo e depressione. (Wired.it)
Difficile la lotta per la libertà. Soprattutto nei territori nuovi, quelli ove si costruiscono le servitù o le schiavitù del futuro e non esistono ancora gli anticorpi sociali sufficienti per grandi battaglie politiche e civili. La morte di Aaron Swartz è una cartina di tornasole di questa difficoltà.
Forse, solo tra qualche decennio si comprenderà il senso di alcune battaglie di alcuni avanzati e inascoltati leader di oggi. Aaron è stato uno di loro. La grande trasformazione digitale, infatti, sta stravolgendo l’orizzonte umano. Pochi, però, ne hanno compreso i limiti e i pregi, le contraddizioni e le opportunità. Su questo confine si giocheranno molti dei diritti, delle evoluzioni sociali, delle condizioni di vita e di lavoro dei prossimi secoli. Troppo spesso, invece, la politica derubrica tale trasformazione in un ruolo secondario. Quello che accade “alla” rete sembra essere recintato, nell’immaginario della politica, alla rete stessa. La rete, al contrario, sta ridisegnando le forme della vita e delle relazioni, del lavoro e della stessa struttura cognitiva della nostra specie. In altre parole, rappresenta la più grande trasformazione “politica” della storia umana, interessando, contemporaneamente, tutte le comunità umane del pianeta, tutte le classi sociali, la stessa relazione tra la conoscenza e il fare umano, le relazioni tra i singoli individui, la realtà a disposizione per le nostre scelte e, in maniera fortissima come aveva potuto constatare Swartz, le nuove forme di dominio e di controllo.
Aaron, nel futuro, verrà ricordato come un grande politico. Certo, lontano dall’immaginario che esiste intorno a chi oggi si autodefinisce o viene definito politico. Aaron aveva posto, per il futuro umano nell’era digitale, uno dei temi centrali che hanno interessato la politica quando aveva la “P” maiuscola: il tema della proprietà. Di chi è la proprietà di una ricerca, di un sapere, di una modalità di fare, delle leggi della fisica, delle potenzialità tecniche. Il digitale, infatti, pone nuove e più avanzate questioni al concetto di proprietà privata.
Intorno a questo tema, il movimento alternativo nella rete ha avanzato proposte e pratiche di nuove forme di proprietà condivise, proposte che stanno stravolgendo le regole e i poteri non solo nei settori della produzione intellettuale, dei contenuti culturali e di intrattenimento, ma che sono arrivate al cuore della stessa produzione industriale.
Ricordare Aaron, oggi, significa prendere un impegno preciso: tenere aperto un varco culturale e politico per impedire che le questioni delle nuove libertà siano derubricate a mera questione commerciale tra grandi gruppi o di sicurezza nazionale con attività di controspionaggio. Il nostro futuro dipende soprattutto da questo. (post di Sergio Bellucci da Wordpress).
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