sabato 23 febbraio 2013

Google: l’Italia è il secondo brand nel mondo per ricerche online e la terza destinazione turistica dopo Usa e Cina

Leggiamo su Event report:

“L’Italia è il secondo brand per numero di ricerche effettuate su Google nel mondo, preceduto soltanto da Coca-Cola. E in qualità di destinazione turistica, soltanto Stati Uniti e Cina possono vantare un numero di ricerche più elevato”. A fornire questi dati è stato Carlo D’Asaro Biondo, presidente delle operazioni Google in Europa, Medio Oriente e Africa, collegato in videoconferenza da Dublino giovedì scorso in occasione della presentazione in BIT del Piano strategico per lo sviluppo del turismo Italia 2020.
Il Piano è stato presentato dal ministro Piero Gnudi e dai consulenti che hanno contribuito alla sua redazione Massimo Bergami, dean dell’Alma Graduate School dell’Università di Bologna, e Nicola Pianon, managing director di Boston Consulting Group; gli interventi hanno sottolineato che il digitale ha un ruolo determinante per riposizionare, promuovere e commercializzare il prodotto Italia ed è uno degli ambiti su cui si concentra l’attenzione delle 61 azioni indicate dal documento come necessarie per restituite competitività all’industria turistica italiana.

I siti italiani di turismo hanno 216 milioni di visitatori unici l’anno” ha detto quindi D’Asaro Biondo. “Il numero è in crescita del 16%, ma è tuttavia ancora relativamente basso rispetto ad altre destinazioni. Oggi le ricerche su internet legate al turismo si sono moltiplicate esponenzialmente, grazie anche ai dispositivi mobili, smartphone in primis: i siti di alberghi e i siti che raccontano un luogo o una destinazione e che ne spiegano i contenuti sono fondamentali”.
Qui il link che porta all’articolo 



(Costiera amalfitana da “Fotoeweb”)


Purtroppo, come si legge andando a cercare con cura anche nel web, nessuno dei vari schieramenti politici che si presentano alle elezioni contempla nei propri programmi incentivi, punti, proposte che qualifichino e rilancino il turismo nel nostro paese. Che significherebbe sviluppo per mercati collegati, dall’agroalimentare, al commercio, ai servizi.

Sconfortante, no?

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