Il sesso? Facciano pure come vogliono. Ma Twitter e Facebook, prima e dopo le partite, sono tabù. La NBA ha imposto una serie di “linee guida” sull’utilizzo dei social network ai suoi iscritti: niente “tweets” sul lavoro, ossia da 90 minuti prima delle partite sino alla fine delle conferenze stampa ufficiali. E soprattutto cellulari off limits durante le stesse. “Non vogliamo certo proibire ai nostri atleti di comunicare - ha spiegato il “commissioner” David Stern - ma vogliamo essere sicuri che la cultura pop non si introduca troppo in quello che ci ha portato sino a qui, ovvero lo sport”. Negli Usa gli sportivi sono tra i grandi protagonisti dei social network e nel corso dell’ultimo anno il fenomeno Twitter è dilagato proprio nella Nba. Charlie Villanueva dei Detroit Pistons, per esempio, si connetteva durante gli intervalli delle partite e riportava ai suoi “amici” le parole del coach. Ma la vera star online è Shaquille O'Neal, il gigantesco centro trentasettenne dei Cleveland Cavaliers durante l’estate ha lanciato proprio da Twitter le sfide per il suo reality show, in cui si cimentava in scontri contro i campioni di altre discipline, con un linguaggio ben lontano dal “politically correct” delle conferenze stampa.
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