Nella relazione si legge che: “questo delirio digitale rappresenta per noi investitori un problema enorme e si tratta di un processo irreversibile che cambia la logica di accountability: la pianificazione che nasceva su metriche analogiche oggi deve essere riconsiderata ricercando maggiore efficenza, districandosi tra una cinquina di decoder, riferendosi a criteri di ricerca che dobbiamo sforzarci di affinare. In una fase di tumultuosa innovazione l’esperienza ci è sempre meno utile, dobbiamo imparare sperimentando: giusto peso ai numeri, ma un’abitudine di pensiero che metta al centro un consumatore sempre più cinico nelle scelte, sbrigativo, meno fedele e più concreto. Insomma quello che Giampaolo Fabris ha definito “consum-attore”, spiegandoci brillantemente per anni la sua evoluzione. In questa complessa coesistenza di passato e futuro c’è la difficoltà di mettere a fuoco il presente. Quello che sappiamo è che presto leggeremo i giornali al buio e che, quando telefoneremo ad una persona lontana, la vedremo apparire davanti a noi in un raggio di luce olografica dove l’unica cosa che non potremo fare sarà di abbracciarla davvero”. Segue nell’allegato.
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